Pubblichiamo un articolo scritto da Marco Giorgetti e Simone Brunozzi su un argomento di interessante attualità informatica: il VoIP.

Oggi il VoIP è al centro di una diatriba che ha un sapore antico, quella tra il software proprietario e quello libero e aperto. Ma non solo per questioni di principio , ma anche per questioni di strategie tecnologiche ed economiche essenziali per le imprese del settore ICT.



La guerra dei VOIPs

La triste storia del sistema di telefonia perfetto divenuto una sterile guerriglia commerciale.

Autore: Marco Giorgetti
Revisore: Simone Brunozzi

Moltissimi articoli di tono amichevole come questo hanno usato la parola "guerra" per essere d’effetto. Ma forse in questo caso l’argomento è inedito. Il VOIP.
Come nel film “La Guerra dei Roses” con un imperdibile Michael Douglas, il VOIP è nato con idee quasi idilliache, un abbassamento incredibile dei costi di telefonia al prezzo irrisorio di un aggiornamento tecnologico di modesta entità economica e culturale.
All’inizio erano in pochi a scommetterci, ma poi arrivò lui… Skype, che oggi infiamma di nuovo la diatriba sui vantaggi “impersonati” da un software buono (ma a codice chiuso) contro le difficoltà, vere o presunte, di un un software aperto ma difficile da diffondere.

Ora spezzo una lancia in favore di Skype. Skype, quand’era una piccola startup, mise in atto una sola geniale idea di tipo tecnologico, mentre ne mise in atto altre, di proporzioni ben più imponenti, dal punto di vista commerciale.

L’idea tecnologica geniale è stata quella di scaricare brutalmente sugli utenti del sistema gli oneri della banda disponibile. Utilizzando infatti un tipo di rete P2P, i costi infrastrutturali iniziali furono 0 (zero/00), almeno rispetto all’entità degli investimenti che altri spendono nel realizzare una rete diffusa su scala mondiale.

Dal punto di vista commerciale, oltre ad avere avuto la possibilità di spendere altrimenti eventuali soldi per l’infrastruttura di rete, l’idea fondamentale è stata che la gente e le aziende avevano bisogno di un servizio, e non di un software! Così un client di pochi MB viene regalato mentre i servizi di gestione delle telefonate vengono fatti pagare. E questo ha determinato il successo di una piccola startup che poi è stata acquistata dal miglior offerente (leggasi Ebay) per una montagna di soldi.

E qui comincio ad affilare lance anziché spezzarle! La strategia di Skype è ormai chiara e non prevede l’adozione di nessun tipo di accorgimenti e garanzie etiche (per dirla alla Stallman) per chi userà i suoi servizi.
Nessuno si dovrebbe stupire quindi se il formato di codifica dei dati usato da Skype è chiuso, così come le le sue politiche commerciali che prevedono la firma di numerosi accordi di licenza piuttosto restrittivi.

Ed ora l’idillio è finito: Skype è praticamente una multinazionale, e si insinua nella gente la paura che il profitto prevarrà sul buon senso a discapito degli utenti. Quel che è peggio è che gli addetti ai lavori del settore si trovano difronte ad un bivio già visto ai tempi di Internet Explorer: aspettiamo che un’azienda monopolizzi il nostro lavoro, o ci diamo da fare perché non accada sacrificando un po’ di risorse in tempo, introiti e altre eventuali risorse di ricerca e sviluppo? Le alternative sono formati aperti, ovviamente, come SIP, H.323, IAX. E dal punto di vista aziendale si affaccia OpenWengo, una giovane startup che ha costruito un software GPL e si basa sul protocollo aperto SIP. Un Linux contro Windows, per capirci.

Skype è un buon esempio di come creare un ottimo servizio, ed è un pessimo esempio di come si possa facilmente perdere di vista l’orizzonte delle piccole e medie imprese una volta che se ne è usciti fuori con un po’ di fortuna!

Oggi la guerra dei VOIPs è aperta su innumerevoli fronti e basta usare un motore di ricerca per vedere almeno 10 banner di offerte commerciali diverse, e mediamente su 10 offerte almeno 5 utilizzano tecnologie e protocolli incompatibili tra loro, garantendo così che la famosa “interoperabilità” rimanga un bonsai, cioè un’ albero che, sospeso tra la vita e la morte, è gradevole e stupefacente da vedere e da curare quotidianamente, ma che non offre certo buoni frutti da mangiare!